Riflessioni sulla formazione nel settore della pesca.

21/02/2024


Un interessante articolo pubblicato su Punto Sicuro mi stimola ad alcune nuove riflessioni sulla formazione nel settore della pesca.

E' interessante considerare, in tema di formazione, le possibili interazioni tra la formazione al lavoro, finalizzata alla acquisizione di competenze e professionalità nelle prestazioni lavorative e formazione alla sicurezza finalizzata ad acquisire le competenze necessarie per comportamenti e azioni in salute e sicurezza.

A riguardo è stato efficacemente evidenziato che tra le due tipologie di formazione non può e non deve esserci né una divisione concettuale né, tanto meno, una separazione temporale. E' necessario che la formazione al lavoro e la formazione alla salute e sicurezza procedano insieme e si sviluppino in maniera integrata senza una scala di priorità tra le due; senza che la seconda sia da considerarsi secondaria e temporalmente staccata, successiva alla prima.

In prospettiva, insomma, dobbiamo creare le condizioni per realizzare una formazione integrata che formi al lavoro ma insieme che sia un lavoro sicuro e in salute.

E' fondamentale, infatti, che la formazione al lavoro sano e sicuro non sia un “dopo” staccato dalla formazione al lavoro: risolvere questa, che è stata efficacemente definita “crasi temporale”, aiuterebbe certamente a risolvere problemi di compatibilità, a non considerare i temi della salute e sicurezza sul lavoro quasi un'opzione separata, “meno importante” rispetto all'acquisizione di competenze e professionalità nel proprio lavoro.

Nel nostro settore le recenti accelerazioni verso la sostenibilità della attività di pesca, con le conseguenti, e sempre più stringenti, chiusure spazio – temporali stanno mutando profondamente il lavoro del pescatore, accentuandone la strutturale instabilità e discontinuità, con impatti deleteri sulla sua redditività.

Costruire le condizioni per un futuro possibile nel nostro settore significa anche dover “investire” in formazione per formare il pescatore ad una attività del lavoro, biologicamente ed economicamente sostenibile, che possa però esplicarsi insieme in condizioni di salute e sicurezza.

Non vanno peraltro sottaciute le caratteristiche psico-fisiche dei lavoratori della pesca, la loro complessiva senilità e scarsa scolarizzazione che impongono un adeguamento delle modalità di formazione e dei percorsi formativi, con necessità di un approccio più flessibile, il più possibile semplificato, meno normativo e nozionistico ma più orientato all'addestramento, al saper cosa e come fare, piuttosto che al mero trasferimento di nozioni e conoscenze destinate, al più, a dispendersi nel breve periodo.

La formazione deve quindi considerare le specificità e peculiarità del lavoro del pescatore, il contesto dove opera il lavoratore della pesca e deve essere finalizzata a creare una sensibilità particolare verso la sostenibilità ma insieme verso la salute e sicurezza, che porti a comportamenti e prassi operative virtuose, coerenti con le caratteristiche dell'attività di pesca, rispettose dei delicati equilibri ambientali ma insieme sicure e in salute. Una formazione insomma più aderente al mondo del lavoro del pescatore.

Un ulteriore e non meno importante aspetto da considerare e tener presente è sicuramente quello della efficacia della formazione che porta necessariamente alla valutazione della qualità ed efficienza, alla costruzione di un sistema di verifiche dell'efficacia della formazione e dell'addestramento impartiti, della loro coerenza con i bisogni formativi preventivamente individuati.

La formazione non può e non deve essere, quindi, un mero adempimento di obblighi normativamente sanciti ma deve servire ad accrescere nei lavoratori la consapevolezza della sostenibilità ambientale ed economico sociale della loro attività di prelievo, e insieme la consapevolezza dei rischi nell'esercizio della loro attività lavorativa, ad acquisire le competenze, anche pratiche, necessarie a modificare, in funzione della sostenibilità e della sicurezza le prassi operative, anche consolidate; deve insomma rivelarsi utile e funzionale ad accrescere le condizioni di compatibilità dell'attività con le politiche comunitarie e nazionali di necessario contenimento dello sforzo di pesca, senza però trascurare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori della pesca.

Quello che dobbiamo implementare è un sistema formativo flessibile, semplificato, meno nozionistico ma adeguato alle peculiarità del lavoro del pescatore, quindi al saper fare e come fare a bordo, coerente e modulato al particolare mondo del lavoro del pescatore, alle caratteristiche psico-fisiche ma anche culturali degli addetti, rendendoli capaci, progressivamente, di auto correggersi eliminando strozzature, inefficienze e incongruenze.

Per realizzare queste virtuose condizioni, nel nostro settore, in considerazione delle sue strutturali debolezze, anche organizzative, è necessario un nuovo, positivo, approccio sinergico tra soggetti istituzionali e rappresentanze datoriali e dei lavoratori, oltre ad individuare mirate forme incentivanti in funzione della sicurezza.


Il coordinatore gruppo di lavoro “Sicurpesca”

Dott. Giuseppe Gesmundo