UN ESAME DEGLI EVENTI LESIVI MORTALI TRA GLI ADDETTI ALLA NAVIGAZIONE E ALLA PESCA MARITTIMA

14/02/2024


UN ESAME DEGLI EVENTI LESIVI MORTALI TRA GLI ADDETTI ALLA NAVIGAZIONE

E ALLA PESCA MARITTIMA


Un documento INAIL, pubblicato recentemente, riporta un esame degli eventi lesivi mortali, sia infortuni in occasione di lavoro che malattie professionali, registrati tra gli addetti alla navigazione e alla pesca marittima.

Evidenziamo in sintesi gli elementi più pregnanti:

I dati presenti nelle tabelle e nei grafici sono aggiornati al 31 ottobre 2023 e fanno riferimento agli infortuni con data di accadimento compresa negli anni 2006-2022.

L'andamento degli infortuni mortali e degli incidenti con uno o più decessi è piuttosto irregolare nel corso degli anni, con un picco nell'anno 2006, dovuto alla categoria della pesca costiera.

Nel periodo 2006-2022 sono stati registrati complessivamente 92 incidenti con almeno un caso mortale in occasione di lavoro e si rileva, purtroppo, una forte prevalenza di infortuni mortali nel settore della pesca costiera (circa 51%). Considerando insieme le due categorie della pesca costiera e di quella mediterranea, si raggiunge addirittura circa il 57% degli eventi lesivi mortali del periodo considerato.

Il 51,3% di infortuni mortali registrati nella categoria della pesca costiera evidenzia l'alta rischiosità del settore.

Quasi tutti i casi di affondamento o di rovesciamento dell'imbarcazione, che costituiscono gli incidenti più frequenti e rappresentano oltre il 39% degli infortuni mortali, si sono verificati, infatti, nel comparto della pesca costiera e mediterranea.

Tra i casi da segnalare ci sono anche l'imbarco di acqua in sala macchine per un malfunzionamento della strumentazione di bordo, con il conseguente affondamento dell'imbarcazione, o l'incagliamento del peschereccio a poche miglia dalla costa con successivo imbarco di acqua.

Ci sono poi stati casi di affondamenti dovuti a speronamento da parte di navi e incidenti per i quali non è stato possibile comprendere con certezza le cause per il mancato recupero del mezzo e per la perdita dell'intero equipaggio.

Il rovesciamento dell'imbarcazione è riconducibile per lo più a problemi riscontrati durante le operazioni di pesca, a carichi eccessivi o a difficoltà verificatesi al momento del recupero delle reti, che hanno fatto inclinare il mezzo trascinandolo poi in profondità.

Dai dati registrati negli archivi Inail, negli anni compresi tra il 2006 ed il 2022, gli affondamenti/rovesciamenti nel settore della pesca (costiera e mediterranea), che hanno provocato contemporaneamente la morte di più lavoratori, sono dieci.

A riguardo va rilevato che non sempre c'è stata la perdita di tutto l'equipaggio, in qualche caso l'intervento di pescherecci vicini a quello in difficoltà o il tempestivo aiuto fornito dai mezzi della guardia costiera ha consentito ai marittimi finiti in acqua di mettersi in salvo.


In un 6% dei casi l'infortunio è legato a una caduta in mare, dovuta a un evento accidentale, a un malore o a un'attività lavorativa che ha portato l'infortunato a sbilanciarsi fuoribordo in assenza dei necessari dispositivi di sicurezza.

Nel 4,3% dei casi il marittimo è stato colpito da un cavo che si è spezzato dopo essere andato in tensione. La rottura dei cavi è stata rilevata in fase di ormeggio, sui pontoni o durante il recupero delle reti da pesca.

Il documento sottolinea ancora una volta come la rischiosità della navigazione e della pesca marittima sia legata tanto alla tipologia di attività svolte quanto all'ambiente di lavoro, interno (dimensione, organizzazione, manutenzione degli spazi, ecc.) ed esterno (mare).

Il mare, oltre ad influire sull'ambiente di lavoro interno (stabilità della nave/imbarcazione, vibrazioni, ecc.), ha un impatto notevole sulle possibili conseguenze per i singoli lavoratori o addirittura per l'intero equipaggio in caso di incidente. Gli affondamenti ed i rovesciamenti delle imbarcazioni sono un esempio lampante delle conseguenze estreme alle quali l'equipaggio può essere soggetto.


Considerazioni

Il documento INAIL testimonia la rischiosità alta dell'attività di pesca, legata alla peculiare attività ma anche all'ambiente di lavoro interno e soprattutto all'ambiente di lavoro esterno (il mare con le sue variabili condimeteo).

In altre occasioni abbiamo già evidenziato come le accelerazioni di chiusure spazio- temporali sempre più stringenti, imposte dalla politica comunitaria, per raggiungere condizioni di sostenibilità dell'attività di pesca possono rappresentare ulteriori forme, indirette, di aggressione alla sicurezza, in quanto, per recuperare un minimo di redditività, costringono le unità da pesca ad “uscire” in mare anche in condimeteo avverse.

In ogni caso se è vero che la pericolosità dell'ambiente di lavoro (esterno) mare è difficilmente prevedibile e soprattutto gestibile nelle sue implicazioni, possiamo e dobbiamo tentare di argirarne gli effetti deleteri con il responsabile utilizzo dei dispositivi di sicurezza, individuale e collettiva e soprattutto con una adeguata formazione – addestramento dei lavoratori imbarcati, messi nelle condizioni di sapere cosa e come fare nelle situazioni di emergenza, come e quando utilizzare i dispositivi di sicurezza, come intervenire per il recupero dell'uomo in mare, per gli incendi a bordo e per gli interventi di primo soccorso.

La disponibilità di dispositivi di sicurezza adeguati e perfettamente funzionanti, la adeguata preparazione del personale imbarcato a gestire, con prontezza e decisione, le diverse situazioni di emergenza in mare, a sperimentare le azioni e gli interventi necessari per evitare che l'incidente in mare abbia effetti deleteri sono una necessità insopprimibile, se non vogliamo ridurci a registrare la rischiosità dell'attività ed a partecipare pietosamente, ogni qual volta avviene un incidente mortale, al dolore delle famiglie.

Ci rendiamo perfettamente conto che in un settore in gravissime difficoltà ci sono margini assai ristretti, se non inesistenti, per investire in sicurezza, per questo chiediamo la sana vicinanza delle Istituzioni per realizzare iniziative sinergiche in tema di sicurezza e la attivazione di strumenti incentivanti anche sul piano formativo per realizzare nel comparto in sistema di prevenzione efficiente ed efficace.

Il coordinatore

Gruppo di lavoro Sicurpesca

Dott. Giuseppe Gesmundo